2020 – Omelia per la Festa Patronale del 31 maggio

Sig. Sindaco, gentili Autorità Civili e Militari, Volontari e Amici, Fedeli tutti…
L’anno scorso, vi ricorderete, la festa di Maggio fu segnata da un tempo terribile di nuvole e pioggia incessante, ma il periodo vissuto era buono e lasciava presagire una stagione estiva impegnativa e proficua per il nostro paese che, sotto un sonnecchiante Orso granitico, si preparava ad accogliere numerosi palaesi d’adozione e numerosissimi turisti.
Quest’anno, pare si viva una situazione opposta. Il tempo è splendido, c’è sole, un tepore che invita a immergersi nel nostro mare invidiato in tutto il mondo (tanto è vero che ogni Nazione ruba fotograficamente le nostre località per pubblicizzare i loro lidi), ma il periodo non è buono… è come se nei nostri cuori albergassero nuvoloni di preoccupazione, e pioggia di incertezze per il presente e per il futuro… sociale, economico e – permettetemi – anche religioso del nostro Palau.
Celebriamo questa prima festa patronale dell’anno all’interno del clima creatosi a motivo della pandemia del Covid-19 e, se anche ormai siamo inoltrati nella cosiddetta fase 2 di questo processo pandemico, tutti ci ritroviamo ad essere pesantemente segnati dalla paura, dalla confusione, dalla tristezza di quanto perduto e dall’inquietudine di quanto non ancora avuto.
Certo, noi possiamo solo ringraziare, ed è questo il senso della nostra celebrazione. Possiamo e dobbiamo ringraziare il buon Dio per essere stati risparmiati dalla malattia, Maria SS.ma che ci ha ottenuto questa Grazia, incessantemente richiesta dai palaesi, le autorità civili, militari, il mondo del volontariato, la comunità parrocchiale, il buon senso civico del nostro paese che, nonostante tutto, ha reagito in modo compatto e composto a questo fenomeno e ha vissuto senza particolari drammi o traumi una vicenda inedita, per certi versi oscura, che ha messo in ginocchio il mondo con proporzioni tali da essere paragonato ad un evento bellico e le cui conseguenze sembrano profilarsi nei termini di una nuova guerra fredda, che corre il rischio di tenere in scacco i popoli e di cui tutti noi faremmo volentieri a meno.
Nessuno può dire con certezza se effettivamente siamo venuti fuori da questa situazione. I più catastrofisti prevedono ulteriori scenari difficili. I più ottimisti pensano che tutto sia passato. I complottisti già lavorano per scoprire nuove macchinazioni oscure in moto per danneggiare l’umanità. I superficiali vivono come se nulla fosse stato. E i più equilibrati? Cercano di guardare avanti con i piedi per terra, sapendo che si è creato un nuovo assetto sanitario e sociale, fragile, che attende di essere consolidato da una ripartenza su tutti i fronti, consapevoli di dover mettere in campo un di più di responsabilità personale e comunitaria, a fronte di lentezze statali, europee, mondiali, scientifiche e finanziarie che ci fanno comprendere, ancora una volta, la debolezza di una ‘societas’ che se non è supportata da un cresciuto senso civico e un maggiore impegno personale, non cresce, non affronta, non supera. È come quando si lacera un tessuto… le cellule devono fare il loro dovere, altrimenti il corpo si indebolisce, la ferita si aggrava e il peggioramento è in agguato. Speriamo di appartenere tutti alla categoria degli equilibrati.
Noi cristiani abbiamo un modello indiscutibile di responsabilità personale… Maria. Una ragazza coinvolta in un progetto più grande di Lei, trovata in una delle tante plaghe dell’Impero Romano di allora, presa da un popolo eletto sì, ma problematico pure. Una ragazza che ha detto un sì grande quanto l’universo, sussurrato, ma potente da raggiungere le galassie e permettere a Dio di compiere la Sua opera di salvezza.
Un sì che si oppone al no, al no del non è compito mio, al no del non mi interessa, al no del non ne ho voglia, al no del è troppo pericoloso o impegnativo, al no del solo tornaconto personale.
Maria è l’icona della disponibilità, della responsabilità, di chi capisce che il contributo positivo del singolo non solo è importante ma è indispensabile.
È l’icona di chi è capace di sfidare il giudizio, l’incomprensione, la fatica, il dolore perché Dio si possa occupare dell’umanità e l’umanità si lasci riconciliare con Dio.
Coraggio! Abbiamo un paese da ricostruire. È tempo di ricucire lacerazioni familiari e sociali. È tempo di aiutarci economicamente con politiche attente a favorire il lavoro e chi crea lavoro. È tempo di solidarietà non solo emergenziale (nella quale i palaesi sono campioni) ma strutturale. È tempo di riprendere con fiducia e prudente gradualità la nostra vita in mano… superando paure e ripercussioni psicologiche. È tempo di aiutare le famiglie e i nostri ragazzi che vedo passare davanti alla chiesa per andare al mare, spensierati come è giusto che sia per la loro età ma non senza pensieri… preda di noia, scarsa progettualità, limitata volontà di progresso e miglioramento, trascuratezza religiosa spesso mutuata da una fede pigra, di scarsa rilevanza sociale assorbita dall’esempio di noi adulti… sovente poco credibili testimoni dei valori che diciamo di professare.
Coraggio Palau, paese bellissimo, amatissimo, di cui sono figlio orgoglioso non per merito, di cui sono divenuto padre spirituale per grazia, avanti… hai tutte le carte in regola per ripartire. Hai belle intelligenze, bei progetti, una natura fantastica, lavoratori seri… hai la giovinezza dalla tua parte.
Hai un’avvocata sempre vincente… Maria SS.ma, Regina e dispensatrice di ogni Grazia.
Invocala, ascoltala, imitala! Non te ne pentirai. E così sia!